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La ceramica (dal greco antico kéramos, che significa "argilla", "terra da vasaio") è conosciuta in Sicilia fin dalla preistoria.
La Sicilia, culla del Mediterraneo di civiltà, cultura e arte, è un’importante testimonianza delle più note creazioni artigianali di manufatti in ceramica. |
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Museo
Archeologico
di
Palermo
Coppa
su
piede
del
III
-
II millennio a.C.
(età
del
bronzo),
trovata
a
Naro (AG) |
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Thapsos ceramiche età del Bronzo.
Epoca tra il 1500 a.C. e il 1200 a.C.
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La ceramica compare per la prima volta in Sicilia nel periodo della preistoria ed in particolare nel Neolitico (che significa età della pietra nuova).
Difatti alcuni reperti, come bicchieri, grandi anfore a forma di clessidra, fruttiere e vasetti risalgono alle culture di Castelluccio nel comune di Noto (SR), Milazzo (ME), Thapsos uno dei più importanti |
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siti protostorici siciliani localizzato sulla penisola di Magnisi nel comune di Priolo tra Augusta e Siracusa, San Cono in provincia di Catania, Villafrati in provincia di Palermo e Stentinello a nord di Siracusa. Altri ritrovamenti si sono avuti nelle isole Eolie e a Pantelleria. |
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Scodella
del
periodo
Neolitico |
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Il Cratere del V sec. a.C. trovato all'interno di una fornace attiva a Caltagirone, testimonia come, anche nell'età greca, Caltagirone fosse un attivo centro di produzione ceramica. |
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Le più antiche ceramiche protomaioliche italiane sono conservati nel Museo della Ceramica di Caltagirone ed in quello archeologico di Gela.
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L'originalità dell'arte ceramica calatina fu particolarmente apprezzata dai regnanti normanni che ne spinsero il suo sviluppo.
Già in quel periodo, i pavimenti con i suoi decori e suoi colori, furono una delle tipologie che affermarono Caltagirone quale centro più importante della produzione ceramica in Sicilia |
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Piastrelle per pavimentazione
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Il maggiore sviluppo della lavorazione della ceramica si ebbe nell’età Neolitica, diminuendo notevolmente durante il periodo della dominazione romana e bizantina ma riprendendosi dopo la conquista Araba “nell'827” migliorando nello stile "forme e decori" e nelle tecniche di lavorazione.
Furono infatti gli Arabi, che portano in Sicilia la tecnica dell'invetriatura del vasellame, da loro appreso in Persia, in Siria e in Egitto, un metodo che permetteva di impermeabilizzare i recipienti rendendoli resistenti agli agenti atmosferici. |
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Vaso
anni
'80
con
decorazioni
fitomorfe.
Santo
Stefano
di
Camastra |
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Palermo tra il 1700 e il 1800 vanta centri di produzione di mattonelle ed arredi per ville, chiese e palazzi e per la prima volta viene applicata la tecnica importata dal napoletano, cosiddetta del "terzo fuoco" consistente nella colorazione della ceramica in fasi successive alla cottura.
Invece tra il 1800 e il 1900 dalle fabbriche palermitane escono oggetti destinati all’aristocrazia e al bel mondo della borghesia nascente (vasi, piatti, porcellane finissime e busti in ceramica).
Oggi, come allora, la produzione di ceramica si divide in manifattura di qualità e in manifattura destinata alla produzione di oggetti d’uso quotidiano tanto da creare una suddivisione dei vari centri produttivi che si specializzarono alla realizzazione di un determinato genere come:
Trapani, Caltagirone e Palermo producevano ceramiche di qualità;
Collesano, Santo Stefano, Burgio, Lentini, Patti, ecc., producevano terrecotte e ceramiche di uso comune.
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