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Glossario informatico
 
 

 DH - DIF

DHCP
Dynamic Host Configuration Protocol (protocollo di configurazione dinamica dell'indirizzo di host)
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DHCP relay agent
Dynamic Host Configuration Protocol relay agent (agente di ritrasmissione per il protocollo di configurazione dinamica dell'indirizzo host)
 
Una componente spesso installata su un router IP oppure su un server che invia la richiesta di un client DHCP a un server che non si trova sulla stessa subnet del client.
DHCP/BOOTP forwarder ritrasmettitore delle richieste DHCP/BOOTP
 
Un apparato da montare nella sede periferica di azienda per consentire l'assegnazione automatica degli indirizzi dalla sede centrale. Un server DHCP (Dynamic Host Configuration Protocol) o BOOTP (Boot Protocol) non deve per forza trovarsi fisicamente sulla rete a cui assegna gli indirizzi, ma può anche trasmettere l'assegnazione degli indirizzi via connessione geografica a una sede distaccata. In questo caso, però, è necessario che nella filiale sia presente un DHCP/BOOTP forwarder che intercetta la richieste delle macchine locali e le dirotta verso il server centrale attraverso la connessione geografica.
diaframma
L'apertura regolabile che controlla la quantità di luce che raggiunge la pellicola in una fotocamera normale oppure il sensore CCD in una fotocamera digitale. Ha una forma che assomiglia all'iride dell'occhio umano e presenta al proprio centro un'apertura circolare che può allargarsi o restringersi, solitamente con incrementi o decrementi definiti. Si trova fra l'obiettivo della fotocamera e l'elemento sensibile su cui deve essere registrata l'immagine (pellicola o CCD). Nelle fotocamere tradizionali, la regolazione dell'apertura del diaframma è manuale e avviene mediante una ghiera sul corpo dell'obiettivo che ruota in senso orario per chiudere il diaframma e in senso antiorario per aprirlo, fermandosi in posizioni (stop) che corrispondono a valori predefiniti. Per ciascuna di queste posizioni la luce che entra è esattamente il doppio oppure la metà della precedente (a seconda che stiamo aprendo o chiudendo il diaframma). Perciò la parola diaframma viene anche usata come unità di misura per indicare la variazione di luminosità tra i vari soggetti di un'immagine, in questo caso diventa sinonimo di stop . Un diaframma corrisponde a un rapporto d'illuminazione 2:1, cioè la parte illuminata del soggetto è doppiamente luminosa rispetto a quella in ombra.
diagnostic packet pacchetto diagnostico
 
Un particolare tipo di pacchetto che svolge funzioni diagnostiche sulla rete.
diagonale
La dimensione dei monitor per computer e per TV viene espressa dalla misura in pollici della diagonale tracciata tra due spigoli opposti (ogni pollice vale 2,45 centimetri). I valori riportati dai costruttori indicano solitamente la dimensione fisica del tubo a raggi catodici (CRT) contenuto nel monitor, nelle prove comparative anche riportata la dimensione utile, cioè la lunghezza effettiva in diagonale del quadro visibile, considerando che c'è sempre una fascia in prossimità dei bordi che è inutilizzabile per una corretta visualizzazione e perciò va lasciata scura.
dialer selezionatore del numero
 
Un programma necessario per l'utilizzo di Internet mediante modem. Il dialer chiama il numero di telefono del fornitore di accesso a cui siamo abbonati e, una volta attivata la connessione, abilita la comunicazione tra il software di navigazione (browser) e la linea telefonica. Da quel momento in avanti il modem diventa un'appendice attiva della nostra macchina e possiamo navigare su Internet fino a quando, sempre mediante il dialer chiediamo d'interrompere la comunicazione telefonica. Alcuni dialer tengono anche conto del tempo di connessione e, spesso, dispongono di un linguaggio di script per automatizzare la fase di accreditamento (logon) durante la quale bisogna fornire il nome di utente e la password. In molti kit di connessione offerti dai fornitori di accesso il dialer è incorporato.
diametro della rete
Indica la massima distanza che può intercorrere tra due stazioni di lavoro quando la rete è nella sua piena estensione (tutti i ripetitori possibili e lunghezza massima delle varie tratte di cavo).
DiamondTron
La tecnologia sviluppata da Mitshubishi in concorrenza con la tecnologia Trinitron di Sony. Entrambe usano monitor costruiti con il sistema aperture grille.
diapositiva
Un tipo particolare di pellicola fotografica che fornisce un'immagine positiva (conforme alla realtà) su un supporto trasparente delle dimensioni tipiche di 24 x 36 millimetri. Viene utilizzata a livello amatoriale per proiettare le immagini di un evento su uno schermo così che più persone possano vederle contemporaneamente e a livello professionale per ricavare immagini digitali da riprodurre su schermo elettronico o su carta stampata. Il sistema di creazione della fotografia è identico a quello dei negativi: la pellicola vergine viene inserita nella macchina fotografica e viene impressionata dalla luce circostante, fotogramma per fotogramma, ogni volta che si scatta una foto. Le immagini "impressionate" sulla pellicola vanno quindi sviluppate mediante speciali componenti chimici e fissate in modo definitivo sulla pellicola medesima. La diapositiva offre la massima varietà cromatica possibile e risulta più economica delle pellicole negative che richiedono anche la stampa su carta.
DIB
Device Independent Bit Map (mappa di bit indipendente dal dispositivo)
 
Una particolare versione codificata di BMP che può essere convertita per l'uso su diversi dispositivi di visualizzazione o di stampa. Si tratta di un formato di file utilizzato per garantire che un'immagine bitmap creata all'interno di un'applicazione possa essere caricata e visualizzata in un'altra applicazione esattamente col suo aspetto originale.
dichiarazione
Un enunciato di linguaggio di programmazione che definisce un identificatore e l'informazione a questo correlata. Definisce dati di vario tipo, ma non costituisce mai una porzione di codice eseguibile. Quando si dichiara una costante, ad esempio, se ne definisce il nome e lo si associa al relativo valore. Quando invece si dichiara una variabile, se ne definisce il nome e lo si associa a una posizione di memoria, stabilendo il tipo di dati che saranno contenuti in quest'ultima. Le dichiarazioni vengono anche utilizzate per descrivere il numero e il tipo di argomenti passati a una funzione oppure a un sottoprogramma. Le dichiarazioni sono solitamente impostate all'interno del codice sorgente e il reale collegamento con il loro valore avviene al momento della compilazione o dell'esecuzione del programma. A seconda del linguaggio usato, le dichiarazioni sono esplicite, il che significa scrivere un enunciato che definisca l'identificatore e le informazioni associate, oppure implicite, nel qual caso si usa un identificatore che non è stato definito in una precedente dichiarazione (vedi dichiarazione implicita).
dichiarazione implicita
L'uso in un programma di un identificatore che non è stato definito in una precedente dichiarazione esplicita. I linguaggi che consentono questo tipo di dichiarazione di solito definiscono a priori gli attributi dei dati relativi a seconda del contesto oppure della forma usata per l'identificatore. L'uso di dichiarazioni implicite può determinare ambigui tà all'interno del programma e le eventuali dichiarazioni implicite presenti possono essere filtrate ed eliminate in fase di compilazione. Il linguaggio FORTRAN ha introdotto l'uso delle dichiarazioni implicite usando la convenzione che tutti gli identificatori che iniziano con una lettera compresa tra I ed N si riferiscono a variabili intere, mentre tutti gli altri si riferiscono a variabili in virgola mobile. Il BASIC ha invece adottato la convenzione secondo la quale il tipo di dati viene stabilito da speciali caratteri usati come suffisso. Altri linguaggi, come Ada, C, Cobol e Pascal non consentono dichiarazioni implicite. L'uso delle variabili implicite è poco sicuro poiché basta un errore di digitazione nel ripetere il nome dell'identificatore per creare, ad esempio, diverse variabili quando invece se ne voleva soltanto una.
differenza di potenziale Vedi tensione elettrica
diffusion dithering dithering a diffusione
 
Una tecnica utilizzata nelle stampanti a getto d'inchiostro e nelle fotocamere digitali che consiste nello sparpagliare in modo casuale i punti di diverso colore, anziché seguire una distribuzione secondo un modello regolare e ripetitivo. Migliora l'aspetto delle immagini fotografiche digitalizzate o stampate, sfruttando l'azione di mescola automatica eseguita dall'occhio, ed evita il formarsi di difetti visibili dovuti alla presenza di errori di ripresa (pixel che assumono il colore sbagliato per interferenze elettroniche) oppure alla bassa risoluzione in cui l'immagine è stata registrata, che si mostrerebbe in stampa. Rappresenta il contrario di patterned dithering.
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